12° Incontro di Caidate
29 settembre 2001
 
Tema : "Scienza e Fede, Biotecnologie e Bioetica"
 
Relatori:
Mons. Alessandro Maggiolini, Vescovo di Como
Prof. Renato Dulbecco, premio Nobel per la Medicina
 
Moderatore:
Ambasciatore Sergio Romano
 
Introduzione dell'Ambasciatore Sergio Romano

Grazie Signore e Signori, fra tutti i temi trattati dagli Incontri di Caidate negli ultimi anni, questo è certamente il più delicato, ed il più controverso, quello che probabilmente suscita maggiori contrasti e maggiori incertezze. Alcune tendenze della ricerca scientifica nel corso degli ultimi anni e soprattutto alcuni risultati conseguiti, sembrano sconvolgere quasi tutte le convinzioni morali e i principi religiosi che hanno sostenuto e puntellato per molti anni le nostre società, noi stiamo assistendo a una vera e propria rivoluzione scientifica. La scienza ci permette di trapiantare organi, di creare organi artificiali, di clonare un essere vivente, di produrre nuove cellule, di anticipare l’evoluzione dei geni del corpo umano e di apprestare le necessarie difese contro le malattie da cui sarà colpito, ci permette di modificare i prodotti della terra per metterli in condizione di resistere ai loro nemici, di meglio soddisfare le esigenze del consumatore. Forse il modo migliore per commentare quello che sta accadendo è quello di attingere alla notizia di un giornale d’oggi, il New York Herald Tribune: ci dice che il Dottor Glaiker (?), Presidente di un comitato per il Centro della Riproduzione Umana, un grande centro degli Stati Uniti che ha sede a Chicago nello Stato di New York, ha recentemente annunciato che è politica dei medici affiliati al centro permettere ai genitori di scegliere il sesso dei loro figli fertilizzati in vitro; in altre parole i genitori potranno prendere nota degli esami tenuti attraverso alcune fertilizzazioni realizzate con gli spermi e gli ovuli dei parenti naturali e potranno scartare quelli che non corrispondono al sesso desiderato; in altre parola qualcuno potrebbe sostenere che una dozzina di anime verranno a quel punto gettate via, perché non considerate conformi al desiderio dei genitori. Questa rivoluzione scientifica a cui noi stiamo assistendo coincide in realtà con altre due rivoluzioni che ne hanno favorito il corso e ne hanno accelerato il corso: una rivoluzione tecnologica e una rivoluzione morale. Per rivoluzione tecnologica intendo principalmente l’informatica e le sue applicazioni. Mi spiego con un esempio: il Professor Renato Dulbecco non avrebbe mai potuto intraprendere la mappatura del genoma, se non avesse potuto contare sui computer superveloci dell’ultima generazione, i laboratori, i centri di ricerca, i chirurghi; i chirurghi più innovativi hanno utilizzato strumenti che hanno enormemente accresciuto la loro potenzialità e che sono fondati su alcune importanti innovazioni tecnologiche di cui l’informatica è probabilmente la principale. La rivoluzione scientifica e la rivoluzione tecnologica sono state in questi anni due volti della stessa realtà, si sono influenzate vicenda.
L’altra rivoluzione, la rivoluzione morale e dei costumi, è un processo lento, che procede con fasi alterne addirittura dalla seconda metà del ‘700, ma che è divenuto in questi anni molto più rapido e travolgente di quanto non fosse in passato. Io non cercherò di farne la storia, non cercherò le cause, non tenterò di spiegare perché le nostre società nel corso delle ultime generazioni siano divenute sempre meno dominate dalla presenza di Dio, dalla attesa dell’aldilà; mi limito a registrare, per meglio spiegarmi ancora una volta con un esempio, l’importanza che il movimento femminile e generalmente la parità dei sessi hanno avuto sull’ambiente morale in cui viviamo: la promozione sociale della donna, il suo libero accesso a tutte le professioni, anche quelle generalmente riservate all’uomo, come il mestiere delle armi, hanno posto inevitabilmente all’ordine del giorno il problema della tradizionale servitù fisiologica della donna. Una donna in affari una donna professionista, una donna militare hanno ovviamente il diritto di programmare la loro vita; la maternità ha cessato di essere la vocazione principale e dominante dell’esistenza femminile ed è diventata una scelta, è diventata una possibilità, è diventata una option. Le leggi sull’aborto sono figlie naturale di questa rivoluzione, i governi democratici le hanno adottate perché non potevano rifiutare ciò che la maggioranza dei loro elettori desiderava. Oggi tuttavia noi sappiamo che l’aborto, vale a dire nella maggioranza dei casi la soppressione di un feto per ragioni edonistiche e utilitaristiche, non terapeutiche, ha demolito uno dei maggiori interdetti della società cristiana e ha aperto un varco attraverso il quale sono passate altre tendenze scientifiche come l’utilizzazione delle cellule staminali. Non basta, la famiglia tradizionale era fondata, piaccia o no, sulla divisione dei ruoli e sul dominio dell’uomo, vale a dire di colui che sosteneva la famiglia con il suo lavoro e la difendeva con la sua vita, le sue armi. Oggi in un mondo in cui la donna lavora e combatte, in molti eserciti combatte, la famiglia è divenuta un patto paritario fra due esseri umani che hanno affinità sentimentali e interessi convergenti, ma forti autonomie professionali e possono sciogliere questo patto in un qualsiasi momento della loro vita ed è inevitabile che in queste circostanze molte coppie non ritengano necessario assumere questo loro impegno di fronte ad un altare, ad una autorità religiosa, ed è inevitabile altresì che molte ricorrano, nel momento in cui decidano di avere un figlio, a tutto ciò che la scienza offre: fecondazione assistita, omologa, eterologa, scelta del sesso del figlio, come vedevamo pochi minuti fa. Ho parlato delle ricadute di ciò che è stato chiamato un po’ semplicisticamente femminismo, ma occorre parlare di un altro aspetto di questa rivoluzione morale che è particolarmente travolgente è che è la rivoluzione delle aspettative; i desideri si sono enormemente dilatati: desiderio di consumare, di godere della vita, di fare l’amore, di vivere il più a lungo possibile. Nella società democratiche e nelle società fondate sul libero mercato i desideri e le aspettative si traducono sempre in denaro e in voti: il denaro influisce sulla ricerca e sull’industria, produce farmaci come il Viagra, sollecita la scienza a occuparsi di ciò che risponde ai desideri della società; i voti condizionano le scelte dei governi e dei parlamenti. Naturalmente ciascuno di questi desideri, una volta soddisfatto, produce effetti imprevisti, spesso indesiderati, così accade nella vita, spesso un obbiettivo raggiunto ha ricadute che nessuno desiderava o prevedeva: prendete per esempio lo straordinario prolungamento della vita umana in alcune società particolarmente evolute: questo fenomeno mette all’ordine del giorno, in un modo completamente diverso da quanto accadeva in passato il problema dell’eutanasia, L’eutanasia è certamente un problema morale, lo è ancora, ma in una società di massa dove la vita si allunga e la medicina consente di prolungare considerevolmente l’esistenza di un malato, l’eutanasia diventa inevitabilmente per molti, in alcune circostanze, anche l’unica soluzione razionale a un problema che è al tempo stesso economico, sociale, familiare, sanitario. Bene, di fronte a questi grandi problemi si sono costituiti, come spesso accade, due grandi partiti, che potremmo definire il partito della scienza e il partito della fede o se preferite quello della modernità e quello della tradizione: lo scienziato sottolinea i vantaggi che verranno all’umanità dalle ricerche più innovative degli ultimi anni; l’uomo di fede teme un mondo in cui tutte le certezze morali del passato rischiano di essere sconvolte. Ed è particolarmente interessante a questo proposito la posizione della chiesa di Roma, perché, dopo le rivoluzioni liberali dell’800 e la nascita dei movimenti socialisti, la chiesa aveva fatto grandi sforzi per riconciliarsi con la modernità. Oggi mi sembra che la chiesa abbia verso la modernità un atteggiamento non troppo diverso da quello che ebbe verso la metà dell’Occidente, vale e adire di diffidenza a e di ripulsa. Mi chiedo se questo passo in dietro non sia dovuto da un lato all’enorme quantità di modernità che la scienza sta, per così dire, sfornando sui nostri tavoli, e dall’altro anche alla cultura e alla psicologia di Giovanni Paolo II, alla natura restauratrice di questo patto. No, a questo punto ne sapremo probabilmente di più alla fine della mattinata. Io vorrei, per quanto mi concerne, aggiungere un’osservazione che riguarda indirettamente il clima politico e culturale dei nostri paesi dopo gli attentati terroristici dell’11 Settembre: molti hanno visto in questi attacchi, com’è noto, l’inizio di uno scontro fra due civiltà, quella islamica dominata da una fede retriva e totalitaria, quella occidentale democratica, cristiana, dominata dai valori della libertà e della tolleranza; grosso modo è questo il senso delle dichiarazioni del presidente del consiglio a Berlino l’altro giorno. Per dimostrare quanto questa contrapposizione sia semplicistica, mi limiterò semplicemente a ricordarvi che in tutte le conferenze dell’ ONU convocate nel corso degli ultimi anni per trattare il problema della donna e della famiglia, vale a dire in gran parte i temi di cui abbiamo parlato, la delegazione della Santa Sede ha fatto fronte comune con le delegazioni dei paesi islamici; questo per il contrasto fra le civiltà, la realtà è sempre un po’ più complicata di quanto la gente non creda. Beh, per parlare di tutto questo abbiamo stamane un premio Nobel per la medicina e un vescovo di Santa Romana Chiesa. Il primo, Renato Dulbecco, ha dedicato la sua vita di studioso alle ricerche sui virus e sui geni e ha ricevuto per questi studi nel 1975 il Nobel per la medicina insieme a due suoi allievi, persone che lui stesso aveva formato e preparato; il secondo, Alessandro Maggiolini, ha dedicato la sua vita alla cura della anime e oggi è vescovo di Como, ma ha completato la sua attività pastorale con una straordinaria attività pubblicistica sui maggiori problemi, fatti politici e fatti di costume della società contemporanea, dall’ascesa della Lega all’inizio degli anni ’90, sino ai fatti di Genova nelle scorse settimane, attirando su di sé molti consensi e, credo, altrettante critiche. Il Professor Dulbecco comincerà per primo.
 
Conclusione dell'Ambasciatore Sergio Romano

Vorrei concludere questo dibattito con due osservazioni personali: anzitutto in risposta al Prof. Dulbecco, non ho mai pensato che si potessero modificare geneticamente gli uomini politici italiani; ho detto che bisognerebbe modificare geneticamente il sistema politico italiano, vale a dire l’ambiente il contesto. La seconda osservazione che volevo farle Prof. Dulbecco è che i politologi sanno perfettamente perché l’ape regina vive più a lungo: perché il potere è corroborante. E poi una osservazione all’intervento del Dottor Giampiero Sironi, il quale ci ha detto che la libertà di pensiero in sostanza è libertà di ricerca, o la libertà di ricerca è libertà di pensiero, in altre parole sono due valori che formano un ‘equazione; devo dire che è molto affascinante questo concetto, non sono convinto che le cose stiano esattamente in questi termini, da Marx in poi i filosofi della prassi ci hanno detto che bisognerebbe smetterla di pensare il mondo, bisognerebbe cominciare a cambiarlo, mi rendo conto che la frontiera, la linea di demarcazione tra pensiero e azione è sempre molto difficile da individuare, però una cosa è certa: gli scienziati non si limitano a pensare il mondo, gli scienziati lo cambiano e allora di fronte a una prospettiva di questo genere è inevitabile che ciò susciti qualche inquietudine, qualche preoccupazione e anche inevitabilmente qualche intervento legislativo. Per concludere vorrei ringraziare i relatori del dibattito di quest’anno che credo verrà ricordato come uno dei più interessanti anche se non certamente usciremo con delle certezze, forse con più dubbi di quanti non ne avessimo quando abbiamo cominciato ad ascoltarli, ma dobbiamo li ringraziare per il modo con cui hanno trattato il problema, con grande equilibrio e al tempo stesso con grande passione.



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